Public Journalism
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Autore: Franco Lever
È il nome di un movimento di idee e di azione (detto anche Civic Journalism) nato negli USA negli anni Novanta come reazione a una prassi giornalistica giudicata ‘irresponsabile’, sempre più interessata al successo misurato in termine di vendite e di introiti pubblicitari, poco attenta a rendere alla società democratica il servizio in vista del quale la Costituzione americana ha sancito la libertà di stampa con il primo dei suoi articoli. Vi figurano giornalisti, studiosi della comunicazione, responsabili e proprietari di testate e di emittenti, come anche associazioni di semplici cittadini.
J. Rosen, uno dei leader, docente al Dipartimento di Giornalismo della New York University, elenca questi tratti come caratteristici del movimento.
1) P.J. è anzitutto una provocazione nei confronti dei giornalisti, affinché smettano di considerare i lettori soltanto come vittime o come spettatori, piuttosto che cittadini capaci di pensare e di agire. Non ci si può limitare a elencare problemi, va promosso il dibattito e sostenuta la ricerca delle soluzioni. Solo in questo modo il giornalismo potrà recuperare la fiducia della gente, negli anni recenti gravemente compromessa.
2) Dalle provocazioni del P.J. è nato un vasto dibattito che cerca di definire quale debba essere il ruolo dei mezzi d’informazione in una società democratica scossa da forti crisi. Inaccettabile per il P.J. è il ‘preteso’ ideale del giornalista osservatore neutrale davanti agli avvenimenti.
3) P.J. è un movimento che realizza degli esperimenti concreti. Sono oltre 300 le agenzie impegnate nel campo dell’informazione quotidiani, emittenti radiofoniche e televisive che da alcuni anni mettono in pratica un diverso rapporto con i loro utenti e con la situazione concreta in cui essi vivono. Uno dei punti qualificanti è l’impegno a definire l’importanza delle notizie non a partire dagli interessi del giornale o dei potenti, quanto invece dalle proposte dei lettori, a cui si dà modo di esprimersi.
Nella vivacità della polemica il P.J. è accusato, da parte di vari esponenti del ‘giornalismo tradizionale’, di voler buttare a mare quella che è considerata la norma fondamentale del giornalista: "se egli si schiera invece che mantenersi distaccato dagli avvenimenti, non potrà essere oggettivo, soccomberà a forme di pregiudizio". Un’ulteriore critica si riferisce alla pratica, sostenuta dal P.J., di definire l’importanza delle notizie a partire dagli interessi espressi dai lettori: "tutto questo è solo un’illusione, se non proprio un inganno affermano i detrattori perché nella pratica è poi sempre la redazione a decidere".
A una osservazione più pacata risulta che il P.J. ha promosso in questi anni un dibattito particolarmente utile:
ha rivitalizzato l’interesse per la partecipazione e dunque il coinvolgimento del pubblico, considerato quest’ultimo non soltanto uno spettatore delle schermaglie tra élite, ma cittadino in grado di prendere decisioni;
contestando come non vero il modello del giornalista osservatore neutrale, ha promosso una più attenta riflessione sul suo ruolo nella società. Il principio dell’autonomia del giornalista rispetto agli altri agenti sociali non significa affatto che non ci debbano essere dei criteri obbliganti da seguire. Il giornalista, prima di essere tale, è un cittadino. (Teorie normative della comunicazione)
J. Rosen, uno dei leader, docente al Dipartimento di Giornalismo della New York University, elenca questi tratti come caratteristici del movimento.
1) P.J. è anzitutto una provocazione nei confronti dei giornalisti, affinché smettano di considerare i lettori soltanto come vittime o come spettatori, piuttosto che cittadini capaci di pensare e di agire. Non ci si può limitare a elencare problemi, va promosso il dibattito e sostenuta la ricerca delle soluzioni. Solo in questo modo il giornalismo potrà recuperare la fiducia della gente, negli anni recenti gravemente compromessa.
2) Dalle provocazioni del P.J. è nato un vasto dibattito che cerca di definire quale debba essere il ruolo dei mezzi d’informazione in una società democratica scossa da forti crisi. Inaccettabile per il P.J. è il ‘preteso’ ideale del giornalista osservatore neutrale davanti agli avvenimenti.
3) P.J. è un movimento che realizza degli esperimenti concreti. Sono oltre 300 le agenzie impegnate nel campo dell’informazione quotidiani, emittenti radiofoniche e televisive che da alcuni anni mettono in pratica un diverso rapporto con i loro utenti e con la situazione concreta in cui essi vivono. Uno dei punti qualificanti è l’impegno a definire l’importanza delle notizie non a partire dagli interessi del giornale o dei potenti, quanto invece dalle proposte dei lettori, a cui si dà modo di esprimersi.
Nella vivacità della polemica il P.J. è accusato, da parte di vari esponenti del ‘giornalismo tradizionale’, di voler buttare a mare quella che è considerata la norma fondamentale del giornalista: "se egli si schiera invece che mantenersi distaccato dagli avvenimenti, non potrà essere oggettivo, soccomberà a forme di pregiudizio". Un’ulteriore critica si riferisce alla pratica, sostenuta dal P.J., di definire l’importanza delle notizie a partire dagli interessi espressi dai lettori: "tutto questo è solo un’illusione, se non proprio un inganno affermano i detrattori perché nella pratica è poi sempre la redazione a decidere".
A una osservazione più pacata risulta che il P.J. ha promosso in questi anni un dibattito particolarmente utile:
ha rivitalizzato l’interesse per la partecipazione e dunque il coinvolgimento del pubblico, considerato quest’ultimo non soltanto uno spettatore delle schermaglie tra élite, ma cittadino in grado di prendere decisioni;
contestando come non vero il modello del giornalista osservatore neutrale, ha promosso una più attenta riflessione sul suo ruolo nella società. Il principio dell’autonomia del giornalista rispetto agli altri agenti sociali non significa affatto che non ci debbano essere dei criteri obbliganti da seguire. Il giornalista, prima di essere tale, è un cittadino. (Teorie normative della comunicazione)
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Bibliografia
- CAROTENUTO Gennaro, Giornalismo partecipativo. Storia critica dell'informazione al tempo di Internet, Nuovi Mondi, Modena 2009.
- CHARITY A., What is public journalism? Five communities, five examples in «National Civic Review», 85 (1996).
- LEWIS GLASSER Theodore (ed.), The idea of Public Journalism, The Guilford Press, New York 1999.
- ROSEN Jay - MERRIT Davis, Public journalism. Theory and practice, Kettering Foudation, Dayton (OH) 1994.
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Come citare questa voce
Lever Franco , Public Journalism, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (24/11/2024).
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